Associazione Bichi Reina Leopardi Dittajuti

UNA PAGINA RECENTE DI STORIA MARCHIGIANA

di Andrea Monaldo Carradori

Correva l'anno 1989.
Un anno che sarebbe stato come tutti gli altri se non fossero state indette delle manifestazioni commemorative, obiettivamente troppo schierate, del 200° anniversario della celebre Rivoluzione detta francese.
Nella nostra Nazione, ed erano tempi difficili, si formarono diversi comitati, animati più dalla forza dei sentimenti che un'effettiva organizzazione tattica, che vollero scuotere le coscienze per far capire, almeno ai più sensibili, che non tutto quello che successe nel 1789 fu buono…
Nelle Marche siamo stati in tre a rispondere agli accorati appelli del coordinatore del Comitato nazionale Anti-89, Prof.Giuseppe Cipriani di Firenze, che aveva lanciato in tutta la Nazione.
Ci siamo ritrovati nella Villa settecentesca del marchese Gianfranco Luzi di Votalarca (*) a Treja di Macerata assieme al Prof. Dante Castiglioni, docente di storia al Liceo classico di Macerata.
Abbiamo deciso di "osare".
Abbiamo sognato di poter regalare alle Marche, sonnacchiose e timide, una pagina di riscossa regionale nel nome della tradizione e nel rispetto di tutte le convinzioni.
Ci siamo riusciti.
Grazie al coraggio del Vescovo di Macerata, allora anche Amministratore Apostolico dell'Archidiocesi di Camerino-San Severino Marche, Mons. Tarcisio Carboni Padre, Pastore e Profeta della nostra Diocesi, è stata annunziata la celebrazione di una Santa Messa in suffragio dei caduti della Vandea e di tutti i martiri per la fede della rivoluzione francese.
La funzione si sarebbe dovuta tenere, così com'è avvenuto, nel Santuario della Madonna del Glorioso di San Severino Marche, che fu oltraggiato dalle truppe francesi occupanti, la sera stessa del giorno 14 Luglio alle ore 21.
Successivamente il 15 Luglio alle ore 21 nello splendido Castello di Lanciano (**) già dei Principi Giustiniani Bandini, il Ricevimento ufficiale con la partecipazione di due celebri concertisti: Enrico Cannata, Flauto, e il pianista svedese Andrè Barula. Musiche del romanticismo e impressionismo francese.
In casa del Marchese Luzi fu abbozzato un primo elenco di personalità, nobili e non, da invitare… ma la paura da parte nostra era molta: "verrà qualcuno?"
Poi la stampa.
Ci fu chi passò l'invito fotocopiato, non avevamo soldi a sufficienza, ai giornalisti locali.
E la stampa fu ben contenta di avere una sì ghiotta notizia.
Ci furono vere e proprie prese di posizioni, anche da parte di pochissimi nobili passati "dall'altra parte", c'è chi gridò per l'offesa recata al progresso e alla civiltà istaurate dalla Rivoluzione francese…
Arrivarono molte telefonate…. anche subdolamente intimidatorie.
Qualcuno fu preso poi da paure di diverso tipo : "che debbo fare? Sai la mia Famiglia… i miei interessi… ne parlano troppo i giornali…"
Nessuno degli invitati, alla fine, tuttavia vacillò.
Non vacillò il Vescovo che celebrò la Messa pronunziando una storica omelia.
Non vacillarono i molti religiosi presenti, inviati da ogni parte delle Marche, a rappresentare gli Ordini che furono sterminati in Francia all'epoca della Rivoluzione.
Non vacillò, sorprendentemente, il Patriziato marchigiano per la PRIMA VOLTA, nell'epoca moderna, presente in maniera compatta sia alla Messa sia al Ricevimento.
Anzi fu tale il successo dell'iniziativa che ogni anno, da allora, ci ritroviamo assieme in una casa patrizia della Regione in compagnia della musica classica per un ricevimento specificamente dedicato alle Famiglie Storiche della Marca. Chi scrive ne è l'organizzatore.
Debbo dire che il Patriziato marchigiano era gerarchicamente rappresentato da Duchi, Marchesi, Conti e Nobili.
Da Roma arrivò il Conte Domenico Giusti De Marle, discendente di Renè Francois de Auriol ghigliottinato, per avere difeso la Fede Cattolica, il 19 frimaio 1793.
Alla Santa Messa furono ricordati i Santi ed i Beati vittime della Rivoluzione ed il Vescovo Carboni iniziò l'omelia citando la frase evangelica " Vi mando come pecore in mezzo ai lupi…"
Poi il Presule proseguiva "Quando gli eventi si relegano in una storia compiuta, e i fatti della rivoluzione francese compiono ormai duecento anni, non vuol dire però che le vittime innocenti (molte beatificate dalla Chiesa) di quel periodo lacerante e drammatico, denso di sconvolgimenti, debbano venir dimenticate. Per questo quando mi è stato proposto di celebrare una Santa Messa in ricordo delle vittime della Vandea e della Rivoluzione Francese ho accolto senz'altro la richiesta."
E, alla fine , rivolto al diacono, africano, che assisteva al trono disse " per fortuna voi, (africani) non avete conosciuto gli orrori di tale rivoluzione…."
Che dire di alcuni prelati locali, intimoriti da chissà quali conseguenze, si erano pubblicamente detti contrari all'iniziativa?
Il Vescovo non ha avuto paura e ha celebrato la Messa, anche se aveva il fratello maggiore morente all'ospedale … avrebbe avuto anche un'ottima scusa…. il suo dovere di Vescovo e la sua testimonianza alla verità sono stati più forti!
Presenti al rito, ed al Ricevimento, moltissimi giornalisti venuti anche da fuori regione.
Presente Antenne deux di Parigi che ha trasmesso l'avvenimento marchigiano in Francia con commenti in francese del giornalista che aveva osservato la manifestazione.
L'eco gionalistico, anche nelle testate più riottose e laiche, durò per quasi tutta l'estate.
Io conservo tutti i giornali, molti dei quali costituivano conversazione in spiaggia fra pro e contro, sono la testimonianza di come un invito, fotocopiato, avesse avuto un esito imprevisto e dirompente turbando la coscienza e l'animo di molti. Qualcosa stava cambiando e la nostra proposta era stata la campana che aveva svegliato dal sonno.
Una pagina della Storia millenaria della Marca era stata scritta.
A memoria dei posteri.

(*) Gianfranco Luzi Marchese di Votalarca, Passo di Treja.
Animo profondamente cattolico e tradizionalista. Da sempre si batte in difesa della tradizione anche e soprattutto in tempi difficili. Nella chiesa della sua tenuta è fra i pochissimi Nobili della Marca a far celebrare ogni domenica la Santa Messa, anche nell'antico Rito tridentino o di San Pio V.

(**) Donna Sofia Giustiniani Bandini Gravina alla sua morte lo donò all'Archidiocesi di Camerino.
Attualmente il Castello di Lanciano è sede della Fondazione umanitaria MA.SO.GI..BA che si occupa di promozione e sviluppo nell'America Latina. Lo storico Castello ha subito nel 1993 il furto di due stature romane, provenienti dall'antica Urb Salvia che erano conservate nel portale d'ingresso.
Già residenza dei Duchi Varano di Canerino il Castello fu acquistato nel 1754 dal Marchese Alessandro Bandini di Camerino che nel 1769 lo fece modificare ed abbellire dall'Arch. Giovanni Antinori secondo il gusto del tempo.
L'ampio salone e la magnifica galleria sono sue opere.
I Giustiniani Bandini furono insigniti del titolo di Principi Romani dal Beato Pio IX.
Ad essi spettavano i titoli di : Principe Romano; Marchese di Lanciano e Rustano; Duca di Mondragone (spettante all'antenato Marchese del Grillo); Conte di Cerinola; Nobile Romano; Patrizio di Macerata; Nobile di Camerino e di Norcia; Duca di Newbourg; Visconte di Kynnard; barone di Livingstrone; Barone di Hacreaig.
L'ultimo Principe don Sigismondo, padre di Donna Sofia, ebbe il grande dolore di veder morto nel primo conflitto mondiale ed a pochi mesi della cessazione il figlio don Giuseppe.
Don Sigismondo volle essere sepolto accanto ai suoi amati contadini nella Chiesa Abbaziale di Santa Maria di Chiaravalle di Fiasstra, Tolentino.
Egli espresse, alla figlia, il desiderio che fosse istituita una Fondazione, con il suo nome, per aiutare nella crescita culturale e sociale i contadini della sua immensa proprietà, che comprende ben 5 Comuni.
Donna Sofia seguì la volontà paterna e nominò, quale rappresentante della Famiglia, nella nuova Fondazione, che amministra l'enorme patrimonio fra cui dei beni monumentali (basti ricordare la citata Abbazia), il Nob. Prof. Roberto Massi Gentiloni Silverj di Tolentino.
La Fondazione si coperta di meriti imperituri per l'ottima amministrazione del patrimonio affidatole.

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