Associazione Bichi Reina Leopardi Dittajuti

LA FAMIGLIA BEZZI

a cura del Conte Dott. Giuseppe Bezzi

(Cav. di Onore de Devozione SMOM)
- San Paolo del Brasile, 12 ottobre 2001 -

Il cognome Bezzi è di origine veneziana e probabilmente deriva dalla parola bezzo (pl. bezzi), nome di una moneta usata a Venezia, che a sua volta deriva dal nome di una moneta svizzera chiamata "batze" (in tedesco diminutivo di orso), perché aveva inciso il disegno di un orsacchiotto.
La famiglia, passata a Tolentino nel secolo XIV, ha i primi registri ufficiali circa cento anni dopo con Andrea de Bezzo, priore nell'arte della lana nel 1463. Viene aggregata al patriziato di Tolentino nel 1732 in persona di Giovanni di Giuseppe Felice e, seguendo l'antica consuetudine dello Stato della Chiesa, le si attribuisce il titolo di Conte (per il C.S.vedi volume XII del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, 1950-57).
Arma: d'azzurro, con una rosa fiorita su un monte all'italiana di tre colli, sormontata da una luna crescente fiancheggiata da due stelle a sei punte, il tutto d'oro.
Tra gli avvenimenti rilevanti della famiglia si distacca l'alloggio offerto al Generale Napoleone Bonaparte nel palazzo Bezzi, quando il 19 febbraio del 1797 ivi fu sottoscritto il Trattato di Tolentino tra la Repubblica Francese e i plenipotenziari pontifici del Papa Pio VI.
Tra i membri della famiglia si distaccano: Giovanni, di Paolo e di Zenaide Sinibaldi, nato a Tolentino il 16 maggio del 1871, sindaco della Città dal luglio 1904 al luglio 1910 e dal settembre 1920 al luglio 1921; Giuseppe, di Carlo e Maria Benadduci, sposato alla Contessa Giuseppina Mattei Baldini, compositore e direttore d'orchestra, nato a Tolentino il 7 settembre del 1874; Francesco Saverio, di Giuseppe e della Contessa Giuseppina Mattei Baldini, nato a Tolentino il 27 ottobre del 1917, laurea AD HONOREM in medicina e chirurgia, conferita dalla Regia Università di Roma, caduto per la Patria il 12 giugno del 1944.
Attualmente i discendenti che hanno ancora vincoli con la Città di Tolentino sono: Giantommaso di Alberto, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, nato l'8 aprile del 1927; Alberto di Giantommaso, nato il 15 settembre del 1957; Oscar di Giorgio, nato il 4 agosto del 1970 e suo fratello Francesco Saverio, nato il 25 dicembre del 1979. Gli altri discendenti hanno lasciato Tolentino per stabilirsi in varie città d'Italia o all'estero.
Giuseppe (di Marco, direttore tecnico d'industria, nato il 9 dicembre 1909 - di Giuseppe nato il 7 settembre1874 e della Contessa Giuseppena Mattei Baldini - e della dott.ssa e scrittrice Gioconda Stacchiotti da Siracusa), nato a Tolentino il 1o gennaio 1938, dirigente d'industria, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine Di Malta, è il capostipite di un nuovo ramo della famiglia a San Paolo del Brasile, dove si è trasferito nel gennaio del 1959 e dove vive con la moglie, ragioniera Margherita Venturini da Genzano di Lucania, da cui:

(1) Marco, nato il 24 novembre del 1964, ingegnere di produzione meccanica, sposato a Valeria Julião, da cui:
(a) Giuseppe, nato 14 settembre 1998;
(b) Enrico, nato il 14 gennaio 2000;

(2) Giancarlo, nato il 24 marzo 1966, laureato in economia e commercio, sposato a Christiane Hirschfeld; (3) Maria Lucia Gioconda, nata il 23 novembre 1968, psicologa, sposata a João Giacomo Iecco, da cui:
(a) Fabio Iecco, nato il 21 aprile 1999.

GIUSEPPE BEZZI

UN PIONIERE DELLA RIFORMA DELLA MUSICA SACRA

di Andrea Carradori

Giuseppe Bezzi era nato a Tolentino il 7 Settembre 1874 e vi morì il 24 Settembre 1925.
Proveniva da un a famiglia di origine veneta trapiantata a Tolentino nel secolo XIV dove fu aggregata al Patriziato locale nel 1732. Pur non avendo avuto una specifica qualificazione comitale si fregia del titolo di Conte, per "lungo corso", come si suoi dire, lo Stato Pontificio.
Tale titolatura non venne però mai riconosciuta negli atti ufficiali anche del governo unitario che la registrò nei diversi "Albo d'Oro della Nobiltà italiana" come famiglia Patrizia di Tolentino. Fu allievo prediletto del Maestro Livio Liviabella, padre di Oreste, che allora ricopriva il ruolo di Organista della basilica di San Nicola. Trasferitesi poi a Roma studiò con il Maestro Falchi, composizione e contrappunto, conseguendo quel diploma specifico nel 1899. Dimostrò subito una particolare inclinazione per la musica sacra soprattutto corale e durante la sua permanenza a Roma il Maestro De Simoni, allora Maestro alla cappella Giulia in Vaticano, lo chiamò a surrogarlo come organista.
Si diede poi alla composizione sia sacra che profana con un numero considerevole di romanze da camera, di sonate strumentali, di Messe, Vespri e mottetti. Compose il servizio completo per i Vespri in onore di San Nicola con l'Inno Tè canunt omnes.
Nel marzo del 1901 diresse al teatro delle Muse di Ancona il suo oratorio Quo vadis? su libretto di Pasquale De Luca con grande successo.
Compose poi un'opera lirica : Incantesimo che però è rimasta inedita. Nel 1904 in occasione delle tradizionali Tré Ore nella cattedrale di Tolentino eseguì e diresse la musica di commento alle sette parole di Gesù sulla Croce, alla presenza di una folla straordinaria. Fondò nel 1901, come si diceva, la Schola Cantorum della basilica di San Nicola di cui fu primo direttore. Nel 1904 il 28 Marzo il Consiglio Comunale lo riconfermò con particolare plauso nel suo incarico che tenne fino al 1920 quando iniziò ad insegnare Canto all'Istituto nazionale di Musica di Roma e contemporaneamente a seguito di un concorso nazionale, fu nominato Maestro di Cappella della Basilica Reale di Santa Maria degli Angeli a Roma. Furono sue alcune composizioni funebri in occasione della morte di Umberto I e di alcune grandi cerimonie commemorative per i caduti della I guerra mondiale.
Le cronache dell'epoca riportano fedelmente le attestazioni di particolare stima per le composizioni del Maestro Bezzi, la sua preparazione contrappuntista e il suo forte sentimento religioso. In particolare il Libera me Domine scritto per Coro in occasione dei solenni funerali di Umberto I fu unanimemente apprezzato da tutti i giornali dell'epoca. Fu decorato del titolo di Ufficiale della Corte d'Italia, e il Comune di Tolentino lo premiò con medaglia d'oro nel 1 Centenario della nascita del Comune.
Alla sua morte i suoi estimatori ed amici ed il Comune di Tolentino eressero un busto in bronzo che fu posto nell'atrio del Teatro Vaccaj, dove è attualmente.
Bezzi fu un compositore di musica sacra veramente convinto. Non voglio dire che fu un cecilianista purissimo perché non voglio addentrarmi in particolari sfumature assai delicate, però le composizioni sacre che egli scrisse, anche prima della riforma di San Pio X, fanno chiaramente capire l'altissimo concetto che Egli aveva della Liturgia e della Musica Sacra. I mottetti, i Vespri e le Messe che ho potuto osservare, perché conservati nell'Archivio Storico della Schola Cantorum della Basilica, sono eseguibili anche attualmente tanto sono corretti nello stile e sobri nella distribuzione delle voci. E' costantemente presente, inoltre, l'impronta polifonica, anche se sono quasi tutti accompagnati dall'Organo - fatta eccezione del Libera me Domine scritto per la morte di Umberto I, un vero capolavoro di polifonia di stile romano - e dove ci sono dei fugati o delle fughe vere e proprie queste sono svolte con una maestria e con una competenza precisa.
Le voci vengono elevate a vette considerevoli, specie per i tenori, ma tutto risulta dignitoso e devoto.
Interessante, anche se volutamente semplice, per motivi assai pratici, il "Motto" (sic!) a 3 voci miste composto a Tolentino il 29 Dicembre 1900 ed eseguito alle ore 2 del 1901 di notte nella Chiesa di San Catervo (annotazione autografa sullo spartito) "in omaggio a Gesù Redentore allo spuntare del Secolo XX". Anche le composizioni per il servizio della Pia Pratica delle Tré Ore di Agonia sono incantevoli e mai possono essere tacciate di teatralità semmai di troppo lirismo sentimentale. D'altronde le stupende romanze da camera che scrisse per l'amico tenore Alfredo Zonghi o dedicate alle amiche della vecchia aristocrazia tolentinate, confermano come questo Artista fosse dotato di particolare sensibilità : certo il linguaggio melodico aveva già subito quel renfatizzazione di cui la nostra Patria andava fiera in quegli anni però tutto questo non lo troviamo neppure negli "assoli" delle composizioni sacre.
Gli Autori studiati subito con la nuova Schola tolentinate di cui fu responsabile il M° Bezzi furono tutti ceciliani e legati alla riforma di San Pio X : Pagella, Perosi, e Bezzi per i Vespri del 9 Settembre 1904; Perosi per il Pontificale di San Nicola mentre per la festa del "Perdono" la Messa solenne di Bottazzo. All'Organo sedeva il Maestro Oreste Liviabella Maestro della Cattedrale di Macerata. Nel 1905 in occasione dei solenni festeggiamenti per il sesto centenario della nascita di San Nicola, il Maestro Bezzi diresse nel Teatro Vaccaj La Cavalleria Rusticana di Mascagni con 55 professori d'Orchestra e 43 Coristi, istruiti dal M° Oreste Liviabella Sabato 2 Settembre alle ore 21 assieme all'opera di Mascagni Amica. (Bezzi non era nuovo all'attività di Concertatore e Direttore d'Orchestra, diresse, in occasione del centenario di Bartolomeo Eustachio ben 13 Otello di Verdi al Teatro Feronia di San Severino e 16 Don Pasquale di Donizzetti meritando una pubblica attestazione di stima da parte dei Settempedani).
Bezzi amava chiamare, per sostenere gli assoli, dei suoi amici cantanti che ben volentieri accettavano di partecipare.

Le circostanze della musica sacra al tempo di Bezzi

II 22 Novembre 1903, appena tre mesi dopo la sua elezione. Papa San Pio X propugnò, un po' a sorpresa, il famoso Motu proprio Inter
sollecitudinis officii sulla riforma della musica sacra. Erano però passati due secoli di confusione e di danni enormi alla credibilità dell'organizzazione liturgica cattolica. Malgrado le severe disposizioni tridentine "... dalle chiese siano bandite quelle musiche nelle quali sia con l'organo sia con il canto venga mescolato qualcosa di lascivo e d'impuro" lo "spirito del mondo" e le mode effimere avevano prevalso sull'immanente staticità della musica sacra.
San Pio X fece proprie tutte quelle aspettative di semplici uomini di Chiesa, di intellettuali dal cuore puro e di musicisti tenacemente attaccati al sacro che si erano battuti per ripulire la musica liturgica da ogni contaminazione esterna e soprattutto teatrale. Nel 1800, poi, la qualità dei maestri responsabili di antiche cappelle musicali si era indebolita a causa delle soppressioni cui furono sottoposti ordini religiosi e capitoli di canonici. Mai, prima della situazione scelleratissima dei nostri giorni, la musica chiesastica fu tanto denigrata e mai le solenni ed altissime parole della Liturgia, nel bei latino ecclesiastico, trovarono più ridicola ospitalità in melodie spurie e mutilate desunte dalle opere più popolari di gusto lirico. Lo studio del Canto Gregoriano languiva fino al punto di arrivare con tal Balloni di Recanati, sacerdote della seconda metà del secolo scorso, ad un edizione gregoriana con tanto di ritmo scritto ed accompagnamento pianistico ed un'infinità di segni espressivi. A questa situazione si opposero degli spiriti illuminati da cristiano ed autentico fervore religioso: il grande Franz Liszt's aveva ricevuto "in pectore" da Pio IX l'incarico di riformare la musica sacra quale novello "Palestrina". Purtroppo i tempi e le "correnti" curiali infliggeranno al grande genio l'amara delusione che i tempi potessero essere maturi per tale decisione.
Nella nostra Marca forte fu l'opera di Gaspare Spontini a favore di una riforma radicale della musica sacra. Egli si occupò persino di valorizzare il canto sacro popolare e le melodie devozionali antiche che sarebbero dovute esser divulgate con delle calcografìe, per venire consegnate il più facilmente possibile, al popolo più semplice. Spontini riuscì pure a redigere un memoriale, recante i testi dei principali documenti pontifìci, nel quale si proibiva tassativamente le musiche di stampo profano. Purtroppo il progetto a causa delle solite invidie e rivalità di curia non andò in porto.
Fu invece ripreso nel 1842 dal Cardinale Patrizi, Vicario del Papa per Roma e promulgato con una severità tale da sembrare risolutiva della questione, almeno per Roma. Purtroppo questo energico provvedimento non riuscì a sanare la situazione creatasi, anche nell'Urbe, a causa delle vicende politiche tormentate.
Con l'occupazione da parte dei piemontesi, nel 1870, di Roma si sciolse definitivamente l'Associazione Santa Cecilia, già agonizzante
da tempo. II governo "bacchettone" liberale, che comandava a Roma, nel 1871 fece distruggere l'antico organo pensile dell'Ottagono su cui suonava Girolamo Frescobaldi (1583-1643) ogni Domenica per rallegrare i malati dell'Ospedale Sisto Quarto a Santo Spirito. L'organizzazione della musica sacra ebbe un nuovo e terribile colpo.
L'Associazione Santa Cecilia rinascerà solo nel 1905 dopo il Motu proprio a differenza delle associazioni sorelle europee, soprattutto quella celebre e benemerita tedesca,. In questo sodalizio, rifondato in pratica da Guerrino Amelli, collaborò attivamente Padre Angelo de Santi SJ. Questo religioso, che prima dell'elezione di Pio X dovette subire molte persecuzioni, divenne poi il principale collaboratore del Papa per le questioni musicali legate al motu proprio. Alla neonata Associazione si iscrissero molti musicisti tutti uniti nel grido ideale del loro grande presidente : Guerra, guerra ai profanatori del tempio : Dio lo vuole!
Grandi consensi ebbero le idee puriste ceciliane nel nord Italia ed in alcune particolari Diocesi fra cui Brescia , Milano, Treviso e Venezia.
La Città di Tolentino, immersa in un territorio che vanta delle antichissime tradizioni Musicali, fedelmente raffigurate dai grandi maestri pittori locali, trova nel Cappellone di San Nicola, risalente al sec. XIV, particolarmente nell'affresco del Transito del Santo la significativa raffigurazione di ue angeli che suonano una viola ed una ribeca.
Quando, nel 1585, Sisto V ripristinò la Diocesi di Tolentino, fra gli arredi mensionati nella Bolla Papale come esistenti nella primiera Cattedrale di Santa Maria c'era anche l'Organo. Tutto fa pensare, come anche alcuni documenti nell'Archivio Storico Comunale attestano, che a Tolentino la musica sacra fosse stata sempre particolarmente curata ed in modo maggiore in occasione delle feste del santo taumaturgo Nicola che da sempre ha caratterizzato la Città.
L'occasione della festa di San Nicola era duplice: in Basilica si potevano ascoltare musiche spesso eseguite con la collaborazione di musici e cantori forestieri ed in Teatro si inaugurava la, sia pur breve, Stagione Lirica. Fra gli autori, nel vecchio stile, c'era il maestro Zonghi che prestava servizio in Cattedrale. È ancora famoso, fra i tolentinati, il suo Christi Martyr Caterve, l'Offertorio per la festa del Patrono. Anche per questo, come simbolo della nuova musica,l'Offertorio per la festa di San Nicola, Nicolaus verus Christi pauper, composto da Bezzi nel 1905 fu improntato sull'esaltazione mistica e sui colori corali ed organistici molto delicati : una preghiera insomma che doveva far da contrasto con il tono bandistico della moda passata. Nella nostra Regione uno dei primi maestri che volle seguire la riforma della musica sacra fu Oreste Liviabella, Maestro alla Cattedrale di Macerata. Nel 1903 fece eseguire, non senza rischi per la propria incolumità personale, la Missa cosiddetta Cerviana di Perosi per la festa di San Giuliano. Scoppiarono dei tafferugli nella piazzetta del Duomo fra i sostenitori ed i denigratori del "nuovo" stile ceciliano. Dopo la soppressione del Convento agostiniano di Tolentino, ad opera dello stato unitario italiano fu unanime la preoccupazione che quell' illustre santuario rimanesse sguarnito di quanto di più bello possedeva fra cui la cappella musicale di cui andava fiero dal secolo XVII.
Più volte i tolentinati ed i frati agostiniani lamentarono che i lasciti di papa Leone XII alla Fabbriceria di San Nicola, rivolti al decoro del Santuario e della Cappella musicale, furono improvvisamente confiscati lasciando così quel meraviglioso monumento di arte e di spiritualità privo di mezzi di sostentamento. Così l'anonimo articolista de il Bollettino per il Centenario nel 1903 scriveva:
"Prima che le cambiate condizioni economiche del Santuario di San Nicola imponessero agli Amministratori il dovere della massima economia, le musiche religiose che si eseguivano nella nostra Basilica erano rinomate in tutta Italia, e i maestri più conosciuti si tenevano onorati di prendervi parte ..." "... I tempi cambiarono: il Santuario, dopo aver corso anche il pericolo di rimanere soppresso, ebbe notevolmente stremato il suo patrimonio, e nondimeno gliAmministratori si dettero cura di eseguire spesso nelle feste di San Nicola musiche religiose che ricordassero in qualche modo le antiche. Era un dovere... Lo imponeva il riguardo di conservare fra noi una tra- dizione, se non gloriosa, certo apprezzabile e grata; lo imponeva il ricordo della donazione fatta al Santuario del Pontefice Leone XII anche perché potesse provvedersi alla spesa delle musiche solenni solite ad eseguirsi nella festa del Taumaturgo". Grazie alla sensibilità del Municipio e di singoli cittadini, la musica potè essere eseguita soprattutto durante le feste più importanti.
C'era comunque il problema dei cantori. Il vecchio sistema dei cantanti professionisti non soddisfaceva più nessuno : era un'epoca che, tramontata, non andava più riproposta. Fu così che nel 1901 per intuizione geniale dell'allora Priore della Comunità Agostiniana padre Nicola Pelinga, ordine da sempre molto attento alla Liturgia, del Sindaco di Tolentino e del Maestro compositore Giuseppe Bezzi, fu redatto uno statuto per la formazione di una Schola cantorum aperta a tutti e principalmente ai bambini a partire da sei anni.
Debbo dire che fu un gesto profetico ed importantissimo. Evidentemente si sentiva nell'aria l'arrivo di qualche nuova disposizione a favore della vera musica sacra.
Due anni prima la pubblicazione del solenne motu proprio papale, Tolentino si era dotata di una Schola Cantorum specifica con un gruppo di bambini cantori. Una vera novità che sarà seguita anche da altri centri limitrofi: Corridonia. Camerino, Potenza Picena , Loreto e Recanati. A Fermo invece si affermò in Seminario e poi nell'Archidiocesi una fiorente scuola ceciliana che meriterebbe uno studio a parte anche per l'importante generazione di compositori che ha prodotto. Certamente avere il maestro Liviabella all'Organo non era di per se indice di cambiamento in senso innovativo. Però il connubio che si ottenne fra questi personaggi della vita culturale e musicale tolentinati fu superiore ad ogni aspettativa. Il regolamento della Schola Cantorum è tuttora in vigore e sancisce. in maniera rigida, il servizio che il Coro deve svolgere nella Basilica durante l'anno liturgico anche se alcune funzioni sono state sostituite. Non viene menzionato il repertorio ma dal momento della formazione della Schola Cantorum vengono progressivamente abbandonati i vecchi maestri che avevano scritto per il santuario tolentinate, fra cui Vaccaj, per adottarne di nuovi tutti di chiara scuola o tendenza ceciliana.
Ad onore di cronaca dobbiamo registrare un fatto significativo per la Città: La Messa pontificale da requiem per la morte di Papa Leone XIII eseguita nella Cattedrale di San Catervo il 27 Agosto 1903. Fu diretta dal Maestro Bezzi con un non comune senso di raccoglimento e costituì il "preludio" di un nuovo modo di concepire la musica sacra liturgica a Tolentino.oAll'Organo, settecentesco commissionato al Fedeli della Rocchetta , ma poi mal rimaneggiato, sedeva il maestro Quirico Lazzarini di Recanati che anche successivamente collaborerà con il M° Bezzi in diverse occasioni.
In programma c'era il Sanctus, L'Agnus Dei e il Lux aeterna Domine di Perosi. Il Quid sum miser (dal Dies irae) composizione del tolentinate Giuseppe Zonghi fu interpretato dal figlio Alfredo, apprezzato tenore. Di Bezzi fu invece l'ultima invocazione per le rituali cinque assoluzioni al tumulo, il Libera me Domine che, secondo il direttore del Bollettino di San Nicola di allora, "fu giudicata da tutti bellissima e gli artisti che la eseguirono in modo da far apprezzare anche ai profani le finezze geniali alle quali è improntata".
Altro aspetto di un'epoca vivace e produttiva fu la costruzione del nuovo grande rgano della Basilica di San Nicola in occasione del sesto centenario del Santo, inoltre, naturalmente il Maestro Bezzi prese parte attiva nella commissione all'Organaro Zeno Fedeli di Foligno, il più innovativo dell'epoca, per dotare il santuario di un grande Organo pneumatico rispondente alle esigenze della Liturgia e della Schola Cantorum. Nel 1896 Giovanni Tebaldini, musicista e compositore, che poi vedremo come membro della commissione collaudatrice dell'Organo di San Nicola, aveva pubblicato un articolo recante una specie di elenco di organi e di organari costruiti solo sei anni dopo l'inaugurazione del celebre Organo dell'inglese Trice al Santuario dell'Immacolata di Genova e che aveva impressionato tutti facendo riflettere, seriamente, musicisti e sacerdoti circa l'arretratezza dell'organo italiano rispetto all'estero. "Arriveremo anche noi in Italia a fabbricare cosi?" Fra i costruttori citati nell'articolo c'era anche Zeno Fedeli di Foligno che aveva già realizzato 3 organi "riformati".
Intraprendente e desideroso di aprire nuove vie Zeno Fedeli, che pur proveniva dalla storica famiglia organara dei Fedeli della Rocchetta di Camerino, ancor prima della "rivelazione generale" dell'Organo Trice di Genova, nel 1890, aveva ottenuto l'uso di quel somiere brevettato per l'Italia. .Pensiamo a quale lungimiranza anche imprenditoriale ! Nel 1884 aveva presentato per l'Esposizione di Torino un Organo dotato di tale somiere. Quindi l'incarico per il nuovo Organo della Basilica di San Nicola venne dato a Zeno Fedeli, egli, una volta tolto il vecchio organo ebbe a disposizione la vasta e comoda cantoria con la bellissima cassa acustica fatta costruire nel secolo precedente dal Capitolo della Cattedrale, che allora officiava in San Nicola, a scapito di due cappelle della chiesa, che furono distrutte. Il collaudo avvenne il 1 Settembre 1905 alle ore 16, organisti furono il celebre Ulissy Mattei, titolare alla basilica di Loreto, e Quirino Lazzarini della Basilica Cattedrale di Recanati chàe abbiamo già trovato collaboratore del M° Bezzi. La Commissione collaudatrice era formata dai maestri : Giovanni Tebaldini. maestro della cappella di Loreto, Adriano Ariani, Direttore del teatro Vaccaj, Giuseppe Bezzi, Quirino Lazzarini, Oreste Liviabella, Ulisse Mattey. ' La Commissione, si legge nel verbale stilato al termine del con- certo, trovò perfetto il lavoro del Sign. Fedeli" al quale è andata la pienissima approvazione.
La costruzione del nuovo Organo era stata preceduta da tutta una serie di articoli in cui il Bollettino di San Nicola aveva sensibilizzato i cittadini, i quali corrisposero con rara generosità, istruendo i fedeli sulle "savie disposizioni promulgate dal regnante Pontefice Pio X" anche in campo organistico sottolineando pure che la musica sacra era sempre rimasta in onore nel Santuario Tolentinate. Il vecchio strumento, che non corrispondeva più alle nuove esigenze musicali ed al repertorio della Schola Cantorum, fu venduto. Nella barocca Cappella detta delle Sante Braccia fu pure posizionato, poco più tardi, un Organo multiplo della Ditta Tamburini di Crema anche questo dal suono stupendo e caldo. All' inaugurazione dell'Organo Fedeli non potè partecipare, all'ultimo momento il celebratissimo maestro Mons. Lorenzo Perosi, maestro della cappella Sistina, che venne però in altre due occasioni a Talentino ove diresse, fra l'altro, nel chiostro, il proprio Oratorio La Risurrezione di Cristo. Giustamente, in un'altra occasione cioè poco tempo dopo la pubblicazione del Motu proprio di San Pio X, nel Bollettino di San Nicola si leggeva che dopo Loreto solo Tolentino "manteneva a scadenze fìssein ogni anno il culto della musica sacra" facendo pure voti che le imminenti celebrazioni centenarie "le musiche nelle sacre funzioni rispondano allo scopo che il Motu Proprio del Pontefice inculca; e in tal modo sarà confermata al nostro Santuario la gloriosa tradizione di mantenere, quanto è da esso, nella regione nostra il debito culto dell'arte musicale esplicata fra le pareti del tempio nella imponente solennità delle sacre cerimonie".

L'Organo principale dell'Insigne Basilica San Nicola di Tolentino dei Padri Agostiniani

(posto nella storica cantoria sopra la porta d'Ingresso)

Manuale G.O.
- Principale 16 (mostra)
- Principale 8
- Flauto 4 (robusto quasi un'Ottava)
- Bordone 8
- Dulciana 8
- Tromba 8 (tedesca, molto forte)
- Ottava 4
- Decima quinta 2 *
- Ripieno di quattro (quasi una Mistura , robusto)

 

 

 

 

 

L'Organo è stato costruito nel 1903 da Zeno Fedeli di Foligno . E' stato ampliato ed elettrificato dalla DittaPinchi di Foligno nel 1983 .La stessa ha aggiunto anche alcuni registri chesono indicati con l'asterisco .Le aggiustabili sono quattro .Ci sono tutte le unioni (dal II al I, dal II al Ped.,dal I al Ped, con il 4 del II al I ed il 16 del II al I,del 4 del I e del II al Ped.)

Manuale O.E.
- Principalino 8 *
- Flauto 4
- Bordone 8
- Flauto 2 (derivato)*
- Flauto in XII (derivato)*
- Viola 8
- Celeste
- Oboe 8
- Voci Corali 8
- Ripienino (tre file)* (molto bello e squillante)
Pedale
- Contrabbasso 16
- Basso 8
- Subbasso 16 *
- Tromba 8 (dal G.O.)

Fedeli, secondo quanto ha scritto in occasione dellainaugurazione del nuovo Organo, comperò in Germania alcuni registri proseguendo, così, quelprogetto di ampliamento delle possibilità fonichee strutturali dell'Organo italiano .Lo strumento era a strasmissione pneumatica dotato di grande pressione .Permangono alcune caratteristiche foniche anche dopo l'ampliamento dell'Organo .Ad esempio il Principale del G.O. é robusto ed assai violeggiante .Il Flauto 4 del G.O. messo con il Bordone ha l'effetto di un Ottava .Lo stesso Ripieno del G.O. viene raramente adoperato perchè troppo potente per l'ambiente.


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