Associazione Bichi Reina Leopardi Dittajuti

LA FAMIGLIA COLLIO DI SANSEVERINO MARCHE

Brevi cenni sulla famiglia Collio di Sanseverino Marche (MC)

di Raul Paciaroni (1)

Fra le famiglie più illustri per antichità, per censo e per onorifica fama in questa città di Sanseverino, va in prima linea annoverata la casa Collio. La famiglia è stata una delle principali della nobiltà sanseverinate e da essa sono nati numerosi uomini illustri, tra i quali ricordiamo:
PIERANTONIO, colto oratore ed insigne legale, podestà di Foligno nel 1480, giudice a Gubbio per Guidobaldo I, duca di Urbino, dal quale venne in seguito nominato bibliotecario di quella famosa Libreria.
FEDELE, distinto filosofo e giurisperito,? nel 1592 gli fu affidata la correzione dello Statuto di Sanseverino, ambasciatore a Clemente VIII nel 1598 e poi nel 1599 al Cardinal Legato della Marca e anche al duca di Urbino disimpegnò con onore importanti
negozi della città.
Fu più volte vice governatore in patria e podestà in varie città.
FRANCESCO, fratello del precedente, fu valoroso guerriero distintosi nelle guerre di Urbano VIII come capitano di 200 soldati.
OTTAVIANO, eccellente giurista, fu podesta` di Fermo, Ascoli ed altri importanti comuni. Fiori` nella prima meta` del secolo XVI.
NICOLA, luogotenente di mons. Trotti, preside di Ascoli Piceno, di Camerino e di Bologna, uditore della Rota di Lucca e poi della Rota di Genova, uditore del cardinale Corsi, legato di Ravenna, vicario generale del cardinal Pallavicino, vescovo di Osimo e del cardinal Barbarigo, vescovo di Montefiascone. Mori` in patria nel 1710.
FRANCESCO, fu dotto ecclesiastico, canonico della cattedrale, predicatore, vicario generale del vescovo Anselmi, mentre era relegato a Como per non aver voluto. prestare il giuramento a Napoleone.
Alla morte del vescovo fu vicario capitolare e poi vicario generale del nuovo vescovo Ranghiasci.
Morì nel 1817.

GIOVAN BATTISTA COLLIO (2), (1750-1830), fu avvocato di grande prestigio, vice governatore distrettuale,? uditore generale del
tribunale vescovile e luogotenente del preside mons. Rivarola. Nel 1795 gli fu affidata da Pio VI la zecca di Sanseverino, nel 1798 venne prescelto dai delegati marchigiani quale loro rappresentante presso il governo francese a Roma. Fu podesta% di Sanseverino dal 1808 al 1811 e presidente dell'Amministrazione municipale nel 1816. Fu benefattore esimio dei poveri e benemerito delle arti e delle lettere: a lui si deve la costruzione, nel 1785, del sontuoso palazzo di citta` che arrìcchì di arredi e pitture di gran valore.
Giovan Battista mori` il 24 marzo 1830 senza lasciare prole e con lui si estinse la famiglia Collio. Volle però nel suo testamento che Severino Servanzi, che aveva sposato Teresa Benadduci, figlia di un suo cugino, divenisse erede del suo pingue patrimonio e che aggiungesse al cognome Servanzi il cognome Collio.


SEVERINO SERVANZI COLLIO (1796?1891) prese quindi per tale disposizione testamentaria il cognome e lo stemma dei Collio, dando continuità alla nobile casata sanseverinate. Egli fu cavaliere di Malta, commendatore, ed insignito di parecchi altri ordini equestri. Dotto ed erudito scrittore, fu autore di pregevolissimi scritti storici ed artistici. Contribui` ad arricchire di dipinti palazzo Collio e formo` poi dell'ampia scala un vero museo archeologico, raccogliendovi frammenti di statue, sculture, iscrizioni, ecc.; che in parte provengono dal territorio settempedano ed in parte da altri luoghi. Severino ebbe piu' figli, ma il cognome Collio fu preso solo dal primogenito Giuseppe, mentre gli altri fratelli continuarono a chiamarsi Servanzi.


GIUSEPPE SERVANZI COLLIO (1826?1912),cavaliere di Malta, cameriere segreto di spada e cappa di Sua Santita`, fu scrittore e poeta assai felice e pregiato. Con lui si estinse una seconda volta la famiglia Collio in quanto ebbe solo figlie femmine e cioe`:
MARIA CINTIA (n. 1863), nata dalla prima moglie, nobile Laura Narducci Boccaccio di Macerata, sposata col conte Francesco Pagani Planca Incoronati; dal secondo matrimonio con la nobile Adele Voglia nacquero: CATERINA, sposata al conte Giuseppe Francisci - Baschi; CECILIA, sposata al conte Castelli Mandosi Mignarelli; TERESA, fattasi suora. Il pingue patrimonio immobiliare della famiglia si è così diviso in piu` rami. Il palazzo nobiliare di Sanseverino e la villa di Fonte Nuova rimasero a Caterina Servanzi Collio, sposata col conte Giuseppe Francisci. Dalla coppia nacquero Giovan Battista Francisci (3) ed Alessandrina Francisci, i cui eredi hanno recentemente messo in vendita l'arredamento antico del palazzo tramite un'asta della Semenzato di cui tanto ha parlato la stampa regionale e nazionale e di cui si è interessato anche il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali apponendovi un vincolo con decreto del 21 marzo 1991.

(1) Storico ed erudito di San Severino Marche. A lui si debbono moltissime pubblicazioni sulla storia locale. E' conosciutore finissimo del grande archivio storico Sanseverinate e di quello Capitolare, non meno importante.

(2) Su questo grande intellettuale, mecenate e sostenitore illuminato di San Severino e dello stato Pontificio (fu, per questo, vittima di un attentato da parte di oscuri figuri filo giacobini, sventato per miracolosa intercessione di San Pacifico Divini) relazioneremo molto presto su questo stesso Sito.

(3) Il Conte Giovan Battista Francisci Collio aveva sposato la Nob. Porcelli, Nobile di Tolentino, senza avere figli.
Per effetto testamentario il Palazzo di San Severino Marche ed altre proprietà sono andate al nipote della moglie Nob. Avv. Gianfranco Tassoni, che, come è stato ribadito anche dalla stampa nazionale, ha recentemente lasciato tutto, compresa un'ingente conto bancario, per una costituenda fondazione per i cani abbandonati. I palazzi di San Severino e Tolentino (Palazzo Porcelli) risultano al momento abbandonati. Non parliamo poi delle altre dimore, egualmente importanti per antichità e per storia….

RELAZIONE DELLA SOPRINTENDENZA PER I BENI AMBIENTALI E ARCHITETTONICI DELLE MARCHE, SUL PALAZZO COLLIO

(ora in abbandono NDR)

Il Palazzo Servanzi Collio, già tutelato con provvedimento del 2.10.1931 ai sensi dell'art. 5 della Legge 20.6.1909 n. 364, è situato in pieno centro storico lungo l'attuale via Nazario Sauro, nella quale è posto l'ingresso principale, mentre l'ingresso secondario è ubicato sul lato posteriore lungo il muro di cinta che racchiude l'intera proprietà ed immette in un cortile interno sul quale prospettano il retro del palazzo nonchè alcuni corpi secondati, adibiti a servizio della residenza stessa.
L'edificio si caratterizza esteriormente come un imponente corpo di fabbrica disposto al L, in laterizio a vista con elementi d'angolo in conci in pietra squadrati, con prospetto principale a quattro ordini di finestre di cui quelle del piano nobile, sottolineate da cornici marcapiano, sono sormontate da timpani in pietra alternativamente di forma triangolare e lunettata, nonché con semplice portale sul quale è posta, sopra il portone, una grata in ferro battuto che riproduce l'emblema del casato.
Il palazzo fu edificato nel 1785 per volere del conte Giambattista Collio, come riporta un'iscrizione collocata su una parete del vano scala del 1835 da Severino e Teresa Servanzi Collio e dal loro figlio Giuseppe in onore dell'antenato:

GIAMBATTISTA COLLIO CAV. STEFANIENSE / Q. PELAGIO DALLE FONDAMENTA ERESSE / NEGLI ANNI MDCCLXXXV / DI PREGIATE DIPINTURE E DISEGNI / MAGNIFICAMENTE ADORNO / MOLTI PRINCIPI CARDINALI E PRESIDI / CON
ALTRI ECCELSI PERSONAGGI VI ACCOLSE / A TUTTI BENIGNO E CORTESE OSPITE ADDIMOSTROSSI / SEVERINO E TERESA DEI CONTI SERVINZI?COLLIO
GLI EREDI USUFRUTTUARI / E GIUSEPPE LORO NATO PRIMOGENITO/ FEDECOMMISSARIO/ CHIAMATI A DOMICILIO DI Q. SEDE / A LUI BENEMERITO PP. RICONOSCENTI / MDCCCXXXIV.

Tale vano scala, che si imposta parallelamente alla facciata a partire dal corridoio d'ingresso, fungendo da elemento verticale di collegamento e distribuzione tra i vari piani, acquista anche, all'interno del palazzo, una notevole rilevanza monumentale per il maestoso andamento dello scalone con balaustra in pietra, per le piacevoli connotazioni architettonico?decorative della volta e della parete di fondo all'ultimo piano (che simula con originale effetto di "trompe?d'oeil" una serie di finestre che si affacciano su un esterno, accanto ad una reale), nonchè per la presenza sulle pareti di un rilevante numero di reperti immurati o comunque agganciati alle murature che testimoniano la fervida attivita` antiquariale ed il gusto del collezionismo proprio dell'erudito Severino Servanzi Collio.
I1 Conte, giurista e personaggio di spicco della San Severino Pontificia, fu un esemplare rappresentante di aristocratico marchigiano operoso e colto, la cui attività si estrinsecò in diversi settori e a cui si devono sia interventi di riassetto del patrimonio paterno, sia restauri all'antico palazzo di famiglia, sia opere architettoniche di interesse pubblico, da vero mecenate dell'epoca, sia studi eruditi di archeologia, storia dell'arte e letteratura: egli tra l'altro, che fu socio dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica di Roma, dell'Archivio Storico Italiano del Viessieux e membro di diverse accademie letterarie, contribui` alla conoscenza ed alla rivalutazione dei "pittori minori" delle scuole umbra e marchigiana, quali i fratelli Salimbeni, favorendo anche gli artisti sanseverinati a lui contemporanei, quali lo scultore Venanzo Bigioli e suo figlio Filippo, pittore, al quale commissionò diverse opere.
Di tale atteggiamento culturale, di cui Severino fu il più noto rappresentante nella famiglia, ma che sempre contraddistinse i Servanzi Collio, è chiara dimostrazione lo stesso palazzo, che in particolare nei tre livelli sicuramente?destinati alla residenza (piano nobile, mezzanino e ultimo piano), testimonia fin dalla fase iniziale l'interesse e la cura della famiglia nella scelta degli artisti e delle maestranze marchigiane che dovevano abbellire la loro dimora, con il fine gusto degli arredi e degli oggetti d'uso quotidiano.
Deve pertanto essere ribadito lo strettissimo valore di insieme (dal punto di vista architettonico?decorativo e testimoniale) degli ambienti della residenza, in cui appunto tutti gli elementi quali decorazioni murali costituite non solo da dipinti a tempera, ma anche da tele dipinte applicate alle pareti a mo' di arazzo, nonchè grandi quadri collocati sulle pareti, costituiscono un unicum con gli altri arredi che ne riprendono chiaramente gli stilemi.
Tale valore di insieme e di testimonianza, in tutti i suoi aspetti, della vita di una dimora patrizia tra settecento e ottocento, nonchè di un fenomeno di colto collezionismo storico?artistico e archeologico di una illustre famiglia sanseverinate del tempo, implica necessariamente la capillare conservazione e permanenza in loco di tutti gli elementi sopra descritti, che connotano indissolubilmente gli ambienti del palazzo essendo stati per esso espressamente concepiti, configurando unitariamente l'interesse monumentale e testimoniale per la storia della città.
Tali caratteristiche sono rimaste per altro totalmente immutate fino a recentissimi avvenimenti che hanno portato all'alienazione di parte delle opere mobili conservate nel palazzo: in virtù, tuttavia, del vincolo apposto a buona parte della collezione su proposta della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche, quanto meno il piano nobile conserva ancora sostanzialmente inalterato quel valore "d'insieme" che ha sempre contraddistinto gli ambienti del palazzo e che, venuta meno la destinazione d'uso abitativa, può ancora configurare l'edificio come "museo del costume" di una aristocratica famiglia dell'epoca.

RELAZIONE DELLA SOPRINTENDENZA PER I BENI ARTISTICI E STORICI DELLE MARCHE SUL PALAZZO COLLIO

Citato da numerose guide locali, che ne decantano i fasti gia` da epoche antiche, (vedi Nuova Guida di San Severino Marche, Aleandri, 1898), Palazzo Servanzi Collio, appartenente ad una delle famiglie storiche di più lunga presenza nella citta` di San Severino, rappresenta per l'insieme di mobili, oggetti e dipinti in esso ospitati, l'esempio di raccolta formatasi nell'arco di circa due secoli (fino alla prima metà del secolo scorso), e conservatasi pressochè intatta fino ai giorni nostri.
L'interno, finemente decorato, si colloca in quella corrente neoclassica creata da artisti romani che ebbe in questo territorio una illustre tradizione ed una cosi' vasta produzione, da divenire un vero e proprio movimento culturale che investì non solo le ricche dimore di aristocratici dotti ed eccentrici, ma interessò, come nel caso dell'entroterra marchigiano e più specificatamente del maceratese, l'intero tessuto cittadino, compresi gli edifici di pubblico godimento (teatri, ecc. ).
Movimento culturale di vasto respiro, che pur partendo con la impronta di personalita` artistiche provenienti dalle grandi città, come Roma e Napoli, seppe trascinare anche i pittori locali, influenzandone il linguaggio figurativo, altrimenti emarginato nel contesto di esperienze estetiche attardate,e trasformandoli, essi stessi, in fautori e diffusori della ricca e vasta produzione neoclassica legata ala gusto napoleonico.
Palazzo Servanzi, nel suo apparato decorativo, e per apparato decorativo non si intendono solamente le superfici dipinte, seppur esse stesse parti pregnanti dell'intero contesto, ma l'arredo nella sua interezza: dipinti, mobili ed oggetti più disparati che, rispecchiano fedelmente nella loro interdipendenza, le tendenze culturali e stilistiche di un'epoca ed una volta dispersi perderebbero il loro significato intrinseco e la loro importanza artistica che nasce dall'essere parti integranti di un periodo storico e di un patrimonio raccolto, nel corso del tempo, dalla famiglia Servanti, come testimoniano gli stemmi nobiliari, quasi invisibile vincolo, riportati sulla maggior parte degli oggetti, per divenire una volta smembrati, isolati e sterili pezzi di arredamento.
Identificate pertanto, dalla diretta visione in loco, le condizioni di interesse storico dettate dall'art. 5 della legge di tutela n. 1089/1.6.1939 e rivestendo la raccolta su indicata particolari caratteristiche ambientali di tradizione e fama, si auspica, onde evitare una ulteriore dispersione del patrimonio regionale, l'applicazione del vincolo di notifica per tutelare i suddetti beni, da destinarsi ad una futura fruizione museale.

RELAZIONE DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLE MARCHE SU PALAZZO COLLIO

A seguito degli interventi di restauro eseguiti nel 1797 da Giovanni Battista Collio e negli anni successivi dal suo erede Severino Servanzi Collio, il palazzo è divenuto un edificio di importante interesse monumentale ed una preziosa testimonianza dell'ambiente culturale sanseverinate tra XVIII e XIX secolo.
Secondo la moda neoclassica dell'epoca e sulla base di altri illustri esempi visibili a Roma e a Firenze, la patrizia dimora cittadina è stata ornata da una ricca raccolta lapidaria e da altri materiali antichi allogati nell'atrio e lungo le pareti di tutto lo scalone interno.
Tale progetto e la sua realizzazione finale effettuata attraverso varie e successive acquisizioni dovute sia a nuovi rinvenimenti dal suolo septempedano sia ad acquisti sul mercato antiquario di Roma, con l'inconveniente della presenza, tra questi ultimi, anche di alcuni falsi, si devono quasi esclusivamente al conte Severino Servanzi Collio, studioso antiquario, amante e cultore della storia della sua citta`.
L'importanza della raccolta lapidaria è confermata anche dal sopralluogo epigrafico compiuto da T. Mommsen a San Severino Marche in data 29.7.1876 e?dai rapporti epistolari intercorsi tra il sanseverinate ed illustri studiosi di archeologia e di epigrafia latina del secolo scorso.
Pervenuta intatta nell'ordinamento che l'autore stesso gli diede, la raccolta è piacevolmente inserita nell'architettura neoclassica del palazzo nobiliare.
La distribuzione dei materiali archeologici non e` del tutto casuale, in quanto rivela un certo preciso disegno che, oltre alle normali regole di prospettiva e di effetto scenografico, ha tenuto conto anche di esigenze più profonde e di maggiore pertinenza all'ambiente.
A questo proposito è significativo il fatto che nella Cappella dedicata alla Vergine del Buon Consiglio ed alla Beata Urbica Martire sia murata l'inedita iscrizione funeraria paleocristiana CIL IX 583, 2.
Tale raccolta lapidaria costituisce una preziosa quanto singolarissima testimonianza di un momento vivace di San Severino del secolo scorso, oltre ad essere, al tempo stesso, un raro documento di quel gusto per i lapidari ornamentali che trovò in tutto il maceratese, come in altri centri delle Marche, una straordinaria fortuna.
La collezione, formatasi in passato con materiali provenienti in larga misura, della vicina area archeologica di Septempeda e, come gia` ricordato, anche dal mercato antiquario, comprende iscrizioni latine, sia locali che urbane, cippi funerari, ritratti, busti, rilievi, tondi, numerosi frammenti di sarcofagi, di urne cinerarie, are, altari, stele funerarie, decorazioni architettoniche di età romana, in prevalenza databili tra II e IV secolo d.C., con pochi esemplari di età medioevale? rinascimentale, e di anfore fittili ed una colonnina in terracotta di età romana.

Opuscolo fotocopiato realizzato dal Comune di San Severino Marche in occasione delle pubbliche e spontanee assemblee cittadine- anche di protesta- a seguito della vendita, all'asta, dei mobili, della quadreria e di tutti gli accessori di Palazzo Collio. Con l'occasione è stato anche realizzato un filmato che testimonia come fosse stato ricco, ed integro, l'interno di Palazzo Collio. Chi scrive ne è testimone oculare : per essere stato ospite dell'ultima proprietaria, che per aver visitato la "mostra" prima della triste asta del 1991.Un'altra fetta della storia e dell'arte marchigiana se ne è andata miseramente dopo un passato fulgido e glorioso.

Andrea Carradori, comunicazione 2203

 

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